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Nell’ambito del più generale processo di “aziendalizzazione” della pubblica amministrazione il pubblico impiego è stato sottoposto a varie riforme amministrative. Tuttavia, ad ormai più di dieci anni dall’avvio di questo processo, c’è chi lamenta ancora un’applicazione distorta e parziale degli istituti della riforma, concentrando le proprie critiche sull’atteggiamento dei singoli dipendenti pubblici e dipingendoli come un esercito di lavoratori poco produttivi e troppo pagati. Il presente articolo si propone di indagare le ragioni di un’attuazione spesso parziale dei dettati della riforma dell’amministrazione pubblica in Italia, concentrandosi su un aspetto particolare di quest’ultima: l’introduzione della retribuzione di risultato per i dirigenti dei Comuni. L’obiettivo è quello di fornire a policy-maker e manager pubblici alcune indicazioni sugli aspetti da presidiare per favorire il successo delle riforme manageriali del pubblico impiego. A tal fine, la necessità di una riqualificazione dei ruoli di politici e manager emerge come elemento essenziale per la riuscita dei processi di riforma.