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L’assetto istituzionale italiano si caratterizza per una configurazione federale sul piano interno e integrata con altri Stati in ambito europeo. In questo scenario, la ricerca di un benessere sostenibile nel tempo per le collettività pone alla ribalta del dibattito scientifico il tema dell’autonomia delle singole amministrazioni pubbliche e di come questa condizione possa conciliarsi con le crescenti tendenze alla regolamentazione che promanano dal governo centrale e dall’Europa. Il contributo si propone di fornire possibili risposte alla domanda se nel nuovo contesto possa intendersi superato il paradigma dell’economicità durevole ed autonoma elaborato dalla dottrina economico-aziendale come criterio decisionale utile per condurre le aziende alla creazione di valore nel tempo. A tal fine, si delineano sinteticamente i percorsi evolutivi del sistema pubblico e, parallelamente, delle teorie che hanno orientato le riforme a partire dall’Unità d’Italia, per poi analizzare i meccanismi di governance introdotti a livello centrale e tratteggiare, in conclusione, alcune possibili traiettorie di cambiamento. La tesi sostenuta è che, per garantire l’equilibrio di sistema, sia necessario rilanciare la prospettiva economico-aziendale che considera autonomia decisionale ed economicità quali condizioni da perseguire da parte dei singoli enti per raggiungere la propria missione nel tempo. La valorizzazione dell’autonomia dei soggetti istituzionali che configurano il sistema pubblico nel contesto europeo implica, in particolare, l’adozione di adeguati meccanismi di responsabilizzazione e di verifica dei risultati, operativi ed economicofinanziari, anche in relazione agli obiettivi comuni di derivazione comunitaria diretti a garantire, oltre al benessere dei cittadini, stabilità finanziaria e crescita economica per il Paese.